Skip to content Skip to sidebar Skip to footer

Madda, Bocca di rosa: il potere riabilitativo dell’arte

Come l'arte può offrire una seconda possibilità

Si può investire sul recupero e sul reinserimento nella società puntando sulla bellezza dell’arte? Il Museo Poldi Pezzoli e l’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria ci hanno creduto fin dal 2015, in collaborazione con il Centro per la Giustizia Riparativa e per la Mediazione Penale del Comune di Milano. Gli strumenti? La conoscenza della collezione, ma anche la musica e il gioco. Nel 2020 ha preso forma il progetto Ora d’arte che nemmeno le restrizioni dell’emergenza pandemica hanno fermato. La sintesi delle attività laboratoriali è stata presentata lo scorso 11 Marzo nelle sale del Poldi Pezzoli alla presenza delle autorità cittadine, del direttore del carcere, di don Gino Rigoldi. A fare gli onori di casa la direttrice Annalisa Zanni e Stefania Rossi, responsabile dei progetti di inclusione sociale.

La Dama del Pollaiolo

Sono stati proprio due (timidissimi) ragazzi del Beccaria a svelare la loro rivisitazione della celebre Dama del Pollaiolo: una giovane donna che all’eleganza rinascimentale oppone la dignità di un vissuto. In un collage che amplia le dimensioni rispetto all’originale, alla protagonista è stata regalata una pelle ambrata, un numero imprecisato di tatuaggi tra i quali si nasconde qualche cicatrice, stoffe etniche laddove l’originale propone tessuti preziosi. Le perle invece, rimangono come nel ritratto quattrocentesco, un irrinunciabile simbolo di decoro o un vezzo femminile senza tempo. E intatta come in un fermo immagine, anche se trasformata, la bellezza del profilo.

arte

Madda, Bocca di Rosa

arte
La giovane dei ragazzi del Beccaria ha un nome, Madda, e un soprannome, Bocca di rosa. “Madda” nella loro opera campeggia come un titolo rovesciato, come ribaltati sono spesso i punti di riferimento per molti di loro. E siccome sono figli del loro tempo, hanno voluto svelare “Madda” accompagnati da una colonna sonora creata appositamente per lei: un brano rap che è una struggente storia di disagio vissuto troppo precocemente, ma che è anche un caparbio inno alla vita, se è vero – come ha tenuto a sottolineare il direttore del carcere Fabrizio Rinaldi – che l’esperienza della detenzione per loro deve essere solo una parentesi.

Arte e creatività

Poiché la storia di un ragazzo come quelli che hanno lavorato al Museo è lungi dall’essere scritta con i caratteri della definitività, il testo della loro canzone non è concluso. L’hanno infatti stampato sul retro di una cartolina dedicata a Madda e regalata tutti i partecipanti con l’invito a scriverne un finale. Hanno insomma lanciato silenziosamente un amo ad interagire smontando barriere: era in fondo questo uno degli intenti del progetto. Perché in una reciprocità preziosa e umana, il Museo ha offerto un’occasione, ma i giovani del Beccaria hanno regalato all’istituzione museale la loro creatività, la vitalità in fieri dei loro vent’anni e una riflessione per niente scontata sulla libertà.
arte

Le donne... "tante Madda dal cuore infranto"

arte

Chi sono le donne per questi ragazzi, tutti di età compresa tra i 14 e i 21 anni? «Sono le loro madri, le loro sorelle, le loro giovani fidanzate; sono le ragazze che si perdono presto» dice il cappellano del carcere don Gino Rigoldi, travolte come e insieme a loro da eventi troppo grandi, ma spesso anche artefici caparbie del loro riscatto. Tante «Madda dal cuore infranto» – recitano i giovani detenuti nella loro canzone -, «occhi che brillano più della luna». Quella luce non andrebbe mai sprecata.

Leave a comment