L'eccentrico, il fantastico, il mito. Scatti in Riviera
di Elena D'Incerti
Francis Carl Fuerst: la mostra
Il fotografo ungherese Francis Carl Fuerst (1894-1977) è vissuto lungamente tra Sori, Santa Margherita e Pieve Ligure. E da lì, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, ha guardato il mondo col suo obiettivo e un amore particolare per la regione che ha eletto a sua residenza. Il Comune di Santa Margherita Ligure gli dedica oggi, nella prestigiosa e silenziosissima sede di Villa Durazzo, una retrospettiva curata dalla storica dell’arte Enrica Melossi e dall’architetto Alessandra Rotta, che hanno avuto accesso all’Archivio Fuerst selezionandone l’opera e ricomponendola in forma narrativa.Francis Carl Fuerst e i soggetti delle sue fotografie
Negli anni del boom economico la Riviera di Levante era un vero e proprio set cinematografico a cielo aperto, meta ambitissima per le star del cinema d’oltreoceano, per numerosi intellettuali e per la buona borghesia del Triangolo Industriale. Fuerst quindi in quegli anni non disdegna di fare anche il paparazzo, senza però limitarsi a “rubare” immagini per rivenderle a un grande pubblico curioso, bensì ritraendo i suoi soggetti in senso pittorico (del resto approdava in Italia col bagaglio culturale dell’avanguardia berlinese).Francis Carl Fuerst e i… vip
Nei suoi scatti rivediamo Joan Collins diva a Portofino con il figlio di pochi mesi in braccio (il suo “miglior ruolo”); una giovanissima Catherine Spaak che ha più o meno l’età in cui interpretò La voglia matta, ma che Fuerst sceglie di immortalare con l’acconciatura di tutte le grupies dei Beatles; un John Wayne arrembante alla guida del suo motoscafo nello specchio d’acqua del Tigullio; le Kessler fintamente dimesse in posa su una piccola scialuppa di salvataggio ormeggiata sulla battigia; Soraya che di fronte a Rapallo prende lezioni di sci nautico da un aitante istruttore austriaco; Liz Taylor sotto assedio da parte degli ammiratori in Piazzetta e un giovanissimo Ranieri di Monaco che con la moglie prende possesso dei suoi appartamenti in un albergo di Genova. Grace Kelly ritorna anche in un altro splendido ritratto: la principessa tiene tra le mani una preziosa Rolleiflex, così à la page in quegli anni, mentre Fuerst pare divertirsi con un’inquadratura metafotografica.Francis Carl Fuerst e gli artisti
L’artista Fuerst viveva un’affinità culturale con altri artisti della sua epoca e non è da escludere che fotografandoli cercasse un modo per assorbirne la lezione e contaminarla col suo personale strumento espressivo. Dal rigoroso bianco e nero prendono così vita il violinista russo Geiger David Oistrach che esaudisce il sogno di suonare lo Stradivari di Paganini, un Marc Chagall non più giovane assorto sotto i suoi celebri amanti, Margot Fontayne e Rudolf Nureyev colti ad aggiustare i costumi di scena appena prima di provare uno spettacolo a Nervi, e poi Igor Stravinsky, Leonard Bernstein, Ezra Pound, il ritrattista della casa reale inglese Pietro Annigoni.Francis Carl Fuerst e la Liguria
Nessuno di loro è veramente in posa: di tutti Fuerst pare avere atteso con pazienza il momento in cui inquadrare una scintilla della personalità artistica o dell’abilità performativa. Ma la Liguria è anche e soprattutto fondale scenico, di cui il fotografo sa cogliere la poesia che si staglia sull’orizzonte, la minaccia delle nuvole che annunciano le mareggiate, la verticalità dei pini marittimi secchi e orgogliosi come molta della gente che di questa costa conosce anche la fatica del vivere.Francis Carl Fuerst: le foto che raccontano la storia,
L’aspetto probabilmente più interessante di Fuerst è però la sua sensibilità verso gli eventi della storia e verso i fenomeni sociali che è capace di leggere con l’occhio dell’antropologo. Una sezione della mostra è dedicata ad esempio alla storia di Villa Palme di Recco, che per iniziativa di due coniugi tedeschi accolse fino al 1938 ragazzi ebrei in fuga dalle leggi razziali hitleriane. Si trattò di un esperimento didattico di straordinaria modernità ideato per compendiare lo studio tradizionale con attività artistiche e ricreative e Fuerst ce ne fornisce un documento praticamente unico.raccontano il dolore,
Di valore storico-documentario sono anche le fotografie che narrano lo sciopero della fame degli oltre mille profughi ebrei in partenza sulla motonave La Fenice nel maggio del 1946 dal porto di La Spezia, bloccati dal governo britannico intento a regolamentarne il flusso in Palestina. In quell’occasione Fuerst raccontò gli eventi, ma anche la generosità della città spezzina, ribattezzata poi in Israele “Porta di Sion”.raccontano la povertà e la malattia
Commuovono gli spaccati popolari genovesi con l’umile dignità dei lavoratori, i panni stesi al sole nei vicoli, le ragazze che vendono sigarette agli angoli delle strade, i pescatori camogliesi che intrecciano reti e i bambini in canottiera che osservano e imparano: Fuerst entra nell’anima popolare della città ancora ferita dai bombardamenti, adottandone in modalità quasi pasoliniana il linguaggio e il punto di vista. Ma ancora più commoventi sono le fotografie scattate con sensibilità e con una lievità paradossale ai malati psichiatrici di una casa di cura ligure a cui Fuerst arriva dopo un “apprendistato” iconografico sulle tematiche del disagio mentale nel manicomio di Volterra e in una clinica veronese.Francis Carl Fuerst, l’artista innovatore
Innovatore, oltre che reporter e sociologo, a partire dal dopoguerra Fuerst sperimentò anche una singolare tecnica di sovrapposizione dell’immagine che gli permise di appaiare ad esempio Rockefeller alla banconota da cinque dollari, faccia a faccia con Abramo Lincoln, o di sdoppiare un pensoso Jean Paul Sartre scisso nella sua meditazione esistenzialista. Ciò che oggi si otterrebbe con un filtro digitale alla portata di qualunque telefono cellulare, per il fotografo ungherese fu ancora una volta strumento di storytelling e forse anche arma di denuncia.e il testimone della rinascita
Naturalmente Fuerst ha voluto proporsi anche come testimone della rinascita post-bellica, immortalando le prime vacanze del turismo di massa regalato dal riacquistato benessere, le prime manifestazioni sportive dell’epoca di pace, gli operai al lavoro e i cantieri in piena attività, oppure mettendo a confronto scorci del Levante da Recco a Zoagli a Sori prima e dopo la ricostruzione. Sono immagini che ci interpellano in modo diretto in questa nostra epoca in cui il mondo è chiamato a rialzarsi sperando di entrare finalmente in una fase definitivamente post-pandemica. E con un ammonimento chiaro, una didascalia accompagna la sezione della mostra dedicata: Reconstruction without healing, “Ricostruire non è guarire”.La mostra è visitabile fino al 9 gennaio 2022, con ingresso libero, a Villa Durazzo, Santa Margherita Ligure (Ge). A seguire, da metà gennaio, presso il Vivaio Fenelli di Rapallo e poi in altre località rivierasche.
La mostra sarà a Rapallo dal 22 gennaio al 6 febbraio 2022 presso il Vivaio Il Geranio (Via F.lli Betti 100). Orario: Dalle ore 15.00 alle ore 19.00